lunedì 12 marzo 2012

Piemonte: diramata la circolare regionale sulla liberalizzazione degli orari

Come preannunciato (vedi post precedente) la regione Piemonte ha emanato una circolare esplicativa in merito alla possibilità, per i Comuni, di emanare ordinanze limitative rispetto alla liberalizzazione degli orari di apertura contenuta nel decreto Monti. Qui il testo completo della circolare.


domenica 12 febbraio 2012

La Regione Piemonte annuncia azioni di limitazione alla liberalizzazione degli orari

Mentre anche il Tar di Milano, dopo quello della Toscana, dà ragione alla grande distribuzione e conferma la sospensione all'ordinanza del comune di Milano che limitava fino a marzo le aperture libere di domenica, è dal  Piemonte che arrivano le novità più interessanti. Con una circolare datata 8 febbraio e inviata dalla direzione attività produttive, la Regione sembra accettare la superiorità della normativa nazionale rispetto a quella regionale (e questo in contrasto con la volontà della Regione stessa che ha già presentato ricorso alla Corte Costituzionale), ma poi alla fine si legge:
"Tutto ciò premesso, occorre evidenziare che gli interventi normativi succedutisi negli ultimi anni nella materia della concorrenza e della conseguente liberalizzazione delle attività economiche, a partire dalla direttiva 2006/ 123/CE, nota come Direttiva “Bolkestein”, e dal d.lgs. 59/2010, fino, da ultimo, ai DD.LL.: 138/2011, 201/2011, 1/2012, se da un lato enunciano a chiare lettere ed in modo ricorrente il principio di massima tutela della libertà di impresa e di iniziativa economica privata, e quindi, la massima libertà di attivazione e di esercizio delle attività economiche, ivi compresi gli esercizi commerciali, gli stessi ammettono, parallelamente, la possibilità di porre vincoli all’apertura indiscriminata, limitatamente ai casi in cui ciò sia richiesto da motivi imperativi di interesse generale e nel rigoroso rispetto dei principi di necessità, proporzionalità e non discriminazione. Si specifica che sul punto seguiranno ulteriori indicazioni".
Sembra di capire che la via individuata dagli organi regionali per limitare la totale liberalizzazione introdotta dal decreto Monti sia quella di rifarsi al decreto che ha recepito in Italia la direttiva Bolkestein. Questo provvedimento, pur liberalizzando l'esercizio di molte attività, consente limitazioni in base a motivi imperativi di interesse generale, che secondo la giurisprudenza della Corte Ue possono assumere varie vesti: l’ordine, la sicurezza, l’incolumità, la sanità pubblici, la tutela dei consumatori, dei destinatari di servizi e dei lavoratori, l’equità delle transazioni commerciali, la lotta alla frode, la tutela dell’ambiente, incluso l’ambiente urbano, gli obiettivi di politica sociale e di politica culturale. Sussistendo questi motivi, l’accesso e l’esercizio di una attività di servizio possono, nel rispetto dei principi di proporzionalità e non discriminazione, essere subordinati anche a requisiti concernenti restrizioni quantitative o territoriali sotto forma, in particolare, di restrizioni fissate in funzione della popolazione o di una distanza geografica minima tra prestatori.
Sembra quindi che la regione Piemonte voglia rifarsi ai limiti previsti dalla direttiva Bolkestein per limitare, a sua volta, la liberalizzazione degli orari. Va sottolineato che il recepimento della direttiva Bolkestein è un esempio di dialogo "collaborativo" tra Stato e Regioni, al contrario del decreto Monti che è calato sulle Regioni senza alcuna consultazione.

venerdì 10 febbraio 2012

Il Tar di Trento non concede la sospensiva e conferma l'ordinanza comunale che limita le aperture domenicali

Con un'ordinanza depositata oggi, il Tar di Trento ha dato torto a Pam, Oviesse e Upim che chiedevano la sospensiva dell'ordinanza comunale in vigore, che rispecchia le legge provinciale sul commercio (cd. legge Olivi) e limita le aperture. Secondo le motivazioni dell'ordinanza, l'art. 31 del decreto Monti che liberalizza le aperture domenicali e festive non trova immediata attuazione in Trentino perchè si tratta di una provincia autonoma: la provincia è obbligata ad adeguarsi, ma entro 6 mesi.
E' la prima volta che un Tar, nella decisione collegiale, non sospende un'ordinanza comunale limitativa, anche se la caratteristica di regione a statuto speciale del Trentino non può essere invocata nelle altre regioni dove pendono ricorsi simili (Veneto dove si deciderà il 22 febbraio e Lombardia). E comunque anche la Provincia autonoma di Trento è tenuta entro 180 giorni ad adeguarsi alla liberalizzazione: con quali spazi di manovra, staremo a vedere.

giovedì 9 febbraio 2012

Tar Toscana annulla le ordinanze comunali di Prato e Pontedera. Sindacati del commercio sul piede di guerra.

Il Tar Toscana, ribaltando completamente la decisione di quindici giorni fa, ha annullato le ordinanze del comune di Prato e di Pontedera che limitavano le aperture domenicali, in applicazione della legge regionale della Toscana approvata dopo il decreto Monti. Federdistribuzione esulta, i comuni prendono atto, la regione a questo punto si affida al ricorso alla corte costituzionale. Il Tar ha poi fissato l'udienza di merito (quella del 7 febbraio riguardava solo la richiesta cautelare) il... 5 giugno prossimo. Non proprio a breve.
A questo punto, e ringraziamo Dino Simone della UilTucs che ha commentato il post precedente dandoci preziose informazioni sul campo, la palla passa ai sindacati, che si oppongono fermamente alla totale deregolamentazione delle aperture domenicali. Domenica 5 febbraio al Carrefour di Calenzano si è svolto uno sciopero. Nello stesso giorno sciopero anche in Veneto, proclamato dalla Cgil, in attesa di un nuovo sciopero unitario previsto per domenica 12 febbraio. Ulteriori iniziative sono previste in altre regioni.

domenica 5 febbraio 2012

Tar in ordine sparso sui ricorsi: in Veneto e Lombardia a favore della grande distribuzione, in Toscana e Trentino contro

Cerchiamo di fare il punto sulla complessa situazione giudiziaria scaturita dalla liberalizzazione delle aperture domenicali introdotta dal decreto Monti. Mentre sono già stati depositati alla Corte Costituzionale i ricorsi della regione Toscana e della regione Piemonte che si oppongono alla liberalizzazione, a pronunciarsi sul territorio sono i tribunali amministrativi regionali. In Veneto per ora  le pronunce cautelari del Tar hanno dato ragione ai ricorrenti (tutte catene della grande distribuzione, in prima fila Pam e Bennet): le ordinanze dei sindaci che limitavano le aperture, in ciò seguendo la normativa regionale approvata a fine dicembre che ne prevede 20 all'anno, sono state sospese, in attesa della discussione nel merito dei ricorsi prevista per il 22 febbraio.
Stessa situazione a Milano, dove il Tar ha sospeso l'ordinanza del Comune che "congelava" la situazione fino al 23 marzo, concedendo una serie di aperture domenicali in deroga. Qui la discussione di merito è prevista per il giorno 8 febbraio.
Pronunce opposte da parte dei Tar, invece, in Toscana e in Trentino Alto Adige. Il Tar Toscana non ha concesso la sospensiva nel ricorso intentato da Panorama contro il comune di Pontedera (Pisa) che, atttenendosi alla nuova disciplina regionale approvata anch'essa a fine dicembre, aveva emanato un'ordinanza che fissava 15 aperture domenicali nel 2012 più dicembre. La discussione nel merito del ricorso è calendarizzata per il 7 febbraio. Situazione simile in Trentino Alto Adige: qui il Tar non ha accolto il ricorso di Pam e Oviesse contro l'ordinanza del comune di Trento che limita le aperture domenicali, in base alla legge provinciale che regola il commercio. Il ricorso verrà discusso collegialmente il 9 febbraio.
Intanto si segnala anche un ricorso "al contrario". In Molise è Confcommercio a ricorrere al Tar per chiedere l'annullamento dell'ordinanza comunale che, al contrario delle precedenti, applica la liberalizzazione degli orari e delle aperture domenicali.

venerdì 20 gennaio 2012

Veneto: il Tar dà ragione a Bennet

Il Tar del Veneto ha dato ragione a Bennet e sospeso in via cautelare l'ordinanza del Comune di Isola Rizza (Vr) che in materia di aperture domenicali applicava la legge veneta. Il provvedimento del Tar ha validità fino al 22 febbraio, data in cui si svolgerà la camera di consiglio che dovrà decidere sul merito del ricorso. A questo punto anche gli altri ricorsi presentati in Veneto dalla grande distribuzione contro analoghe ordinanze comunali possono ottenere lo stesso risultato.

giovedì 19 gennaio 2012

Veneto, Toscana, Milano: regione che vai, apertura che trovi

Facciamo il punto sulle aperture domenicali in vista di questa domenica.
La situazione più fluida è in Veneto: già domenica scorsa il Comune di Padova ha applicato la nuova legge regionale e multato gli esercizi commerciali aperti domenica 15 gennaio che - ricordiamo - non è una domenica inclusa nell'elenco delle deroghe previste appunto dalla normativa veneta. Se gli esercizi commerciali multati dovessero tenere aperto anche questa domenica rischiano una seconda multa e, come sanzione, la chiusura provvisoria. L'assessore regionale al commercio Isi Coppola appoggia i sindaci che applicano la normativa regionale. Ricordiamo che il Veneto ha fatto sapere che ricorrerà alla Consulta, sostenendo l'incostituzionalità del decreto Monti per violazione del riparto di competenze fra Stato e Regioni in materia di commercio.
L'altra regione che, insieme al Piemonte, ha già annunciato ricorso alla Corte Costituzionale è la Toscana. Qui però non si registrano multe, ma solo tavoli di concertazione tra enti locali e associazioni di categoria per applicare la normativa toscana sugli orari e le aperture domenicali emanata dopo il decreto Monti.
Qui notiamo il primo aspetto interessante: solo Veneto e Toscana hanno emanato leggi regionali in materia di orari dei negozi SUCCESSIVE al decreto Monti. Le altre regioni no. Questo le pone in condizione di applicare da subito la nuova normativa regionale e aspettare eventualmente i ricorsi al Tar da parte dei soggetti commerciali che vogliono avvalersi della liberalizzazione tout court prevista dalla normativa nazionale.
A metà strada fra Stato e Regioni si collocano alcune ordinanze comunali, come quella del Comune di Milano, che 'congelano' la situazione esistente fino a fine marzo, applicando ancora la legislazione regionale precedente al decreto Monti e concedendo (ampie) deroghe all'obbligo di chiusura domenicale. L'aspetto divertente è che la legge regionale è applicata dal Comune di Milano ma è considerata tacitamente superata dalla regione Lombardia, cioè dal soggetto che più di ogni altro dovrebbe essere geloso delle proprie competenze in materia di commercio. Sempre in Lombardia, tra le città capoluogo si segnala Como che ha invece emanato un'ordinanza che recepisce completamente i contenuti del decreto Monti, eliminando ogni vincolo agli orari dei negozi. A Milano, peraltro, va segnalato che l'ordinanza comunale non sembra essere rispettata da alcuni centri commerciali presenti nel perimetro del Comune che domenica 15 gennaio - non inclusa nel calendario delle deroghe - saranno aperti.  Esselunga, invece, sembra attenersi all'ordinanza comunale.
Insomma, c'è parecchia confusione sotto il sole delle liberalizzazioni...